RIDUZIONE ALL’ORIGINE DEI RIFIUTI Nella nostra cultura il concetto di “rifiuto” è entrato di recente. Infatti è solo nel secondo dopoguerra che gli “scarti”, parallelamente alla diffusione nelle città di nuovi stili di produzione e consumo, assumono la loro concretezza. Negli anni successivi, fino ai nostri giorni, la proliferazione apparentemente inarrestabile della quantità e qualità dei rifiuti è tale da far risultare improcrastinabile un cambiamento radicale dell’approccio alla questione. Occorre produrre ed acquistare meno rifiuti Dal 1975 al 2003 in Italia la produzione di rifiuti solidi urbani (RSU) è più che raddoppiata, passando da 13 a 30 milioni di tonnellate l’anno, vale a dire: da una media di 6 etti al giorno per abitante a 1,4 Kg. Oggi la media nazionale pro capite giornaliera è vicina a 1,5 Kg. Si stima che nei casi peggiori(uso massiccio di fast food e “usa e getta”) circa la metà del peso di ciò che acquistiamo finisca in pattumiera. (APAT 2003) Generalmente quello che quotidianamente scartiamo si divide in 4 diverse tipologie, delle quali solo una di esse può effettivamente venir designata come “rifiuto”. 1) Frazione organica (umida e secca) 2) Frazione composta da materiali facilmente recuperabili attraverso la raccolta differenziata 3) I rifiuti speciali o più pericolosi (pile esauste, farmaci scaduti, ecc.) 4) L’indifferenziato, ovvero il pattume propriamente detto. È solo l’indifferenziato che finisce inevitabilmente in discarica, con costi ambientali ed economici ormai conosciuti da tutti. Come ridurre al minimo quest’ultima frazione è il compito di questa breve lista di consigli. 1) Prima di acquistare qualsiasi merce chiederci se veramente ne abbiamo bisogno o la desideriamo. Il più delle volte si acquista o si consuma perché non si sa cos’altro fare. Meglio non far nulla. 2) Imballaggi, involucri, contenitori: nei casi peggiori, di solito relativi ai beni più voluttuari, si può arrivare anche a 7 successivi confezionamenti; il prodotto che si presenta più “nudo” possibile alla vista dell’acquirente, generalmente è di migliore qualità e più economico rispetto agli altri. Sfuso è meglio 3) Quando si fa la spesa è sempre bene portarsi una sporta durevole e rifiutare le borse di plastica. 4) I contenitori “a perdere” di bevande costituiscono, in quanto ad ingombro, buona parte del volume del nostro rifiuto indifferenziato. La scomparsa o quasi del “vuoto a rendere” ha più di altri elementi determinato la proliferazione del rifiuto. 5) Come materiale per i contenitori il vetro è comunque il più igienico, inerte, riutilizzabile e “proprio alla fine” anche riciclabile 6) Tra le varie plastiche solo il PET (polietilentereftalato - quello delle bottiglie) è, in piccola, parte riciclabile. Nei limiti del possibile evitare quindi l’acquisto di plastiche usa e getta. 7) Tutti gli imballaggi, in special modo i contenitori, sono molto voluminosi: provare a ridurne l’ingombro consente anche di limitare il numero dei conferimenti al cassonetto. 8) Non dimenticare mai che la tassa sui rifiuti, comunque venga calcolata, è sempre relativa alla quantità di indifferenziato che si getta nel cassonetto. |