ENERGIA NUCLEARE NO GRAZIE! Nel 1987, l’8 novembre, un referendum fermò l’utilizzo dell’energia nucleare in Italia lasciando a noi e alle future generazioni una pesante eredità: le scorie radioattive. Le scorie a maggiore radioattività, risultanti dall’attività nucleare italiana (1979-1987), ammontano ad oltre 30.000 m3 (4,9% del volume e 90% della radioattività totale). Il decadimento della radiazione è stimabile nell’ordine di decine di migliaia di anni. Per almeno 3 secoli il sito di “smaltimento” andrà attivamente controllato e manutenuto al fine di garantire il “rilascio zero” di radiazioni contaminanti. I costi ambientali, sociali ed economici dello smaltimento delle scorie radioattive sono enormi. Annualmente nel nostro paese vengono importati 45 miliardi di kWh (Terna 2006) pari al 13% del totale dell’energia elettrica erogata dalla rete di distribuzione nazionale. Questa quantità di energia proviene in gran parte dalle centrali nucleari di Francia, Svizzera e Slovenia. Inefficienza dell’energia nucleare Per ottenere 1 kg di uranio utilizzabile nelle centrali ancora oggi in funzione, bisogna estrarre dalle miniere circa 2.000 tonnellate di minerale. Alla fine del processo di fissione almeno l’80% dell’energia nucleare potenziale rimane nelle “scorie”. La durata media del ciclo produttivo di una centrale elettro—nucleare non supera i 25 anni. Dopo questo periodo inizia la dismissione, che prevede lo smantellamento, lo stoccaggio e la custodia quasi perpetua in condizioni di “sicurezza” di tutte quelle parti a più forte carica radioattiva. Nella stragrande maggioranza dei casi, a ciclo produttivo concluso, la quantità di energia elettrica prodotta non è sufficiente a coprire i costi di progettazione, realizzazione e gestione. I costi di dismissione e “smaltimento” delle scorie sono talmente alti che è quasi impossibile calcolarli. Il bilancio economico delle centrali nucleari di prima generazione si chiude con un’enorme passivo. Importanti paesi europei come la Germania, la Svizzera e la Svezia hanno di recente varato piani di uscita graduale (8-12 anni), ma definitiva, dal nucleare. Negli Stati Uniti dal 1978 non esistono ordinativi per la realizzazione di nuove centrali. Schema di funzionamento di un reattore nucleare |